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Sale la volatilità sul prezzo del petrolio, dubbi sui tagli alla produzione russa

I dati sulle scorte Usa parlano di un aumento di quasi otto milioni di barili, indice di una domanda che ancora stenta a decollare. Il Wti recupera dopo i minimi intraday e torna a quota 32 dollari al barile

Pompa petrolifera Fonte: Bloomberg

Dopo il rally degli ultimi giorni il prezzo del petrolio è tornato a scendere durante la giornata salvo poi risalire nel tardo pomeriggio, soprattutto dopo i dati sulle scorte Usa rilasciati ieri dall’American Petroleum Institute e, oggi, quelli dell’Energy International Administration.

Gli operatori sul mercato delle materie prima speravano in una ripresa della domanda, a maggior ragione dopo i dati incoraggianti della settimana scorsa, quando i barili in giacenza presso i siti di stoccaggio statunitensi erano scesi di 5,587 milioni,

Le aspettative sono state duramente disattese oggi. Poche ore fa l’Eia ha annunciato 7,928 milioni di barili in più negli Usa; il dato, letto insieme agli 8,7 milioni di barili annunciati ieri dall’Api, accumulati nella settimana che si è conclusa lo scorso 22 maggio, rende più lontane le prospettive per un recupero del prezzo del barile.

Nell’ultima settimana per le raffinerie Usa sono passati circa 13 milioni di barili al giorno, in aumento rispetto a quella precedente, quando erano stati 12,9 milioni. L’accelerazione, spinta anche dal graduale ritorno degli Stati Uniti alla normalità dopo essersi lasciati alle spalle la fase più acuta della pandemia di coronavirus, non sembra però affiancarsi a un eguale rialzo della domanda.

Come si sta muovendo l’Opec+?

Il prossimo 9 giugno è prevista una riunione a Vienna dei membri dell’Opec+, i maggiori paesi esportatori di petrolio insieme agli alleati (Russia e Kazakhstan), durante la quale si discuterà dell’impatto dei massicci tagli alla produzione stabiliti nella prima metà di aprile – grazie ai quali i prezzi del petrolio erano tornati a salire, dopo che le tensioni tra Russia e Arabia Saudita avevano condotto a un’iperproduzione che, per la prima volta nella storia, ha portato il prezzo del Wti in territorio negativo.

Per far fronte al crollo dei prezzi, i membri dell’Opec (e non solo) si sono accordati per un drastico taglio alla produzione globale da 9,7 milioni di barili al giorno. I tagli, fin da subito considerati insufficienti a fronte della grave crisi aggravata dal calo della domanda seguito alla pandemia di coronavirus, che ha richiesto lo stop agli spostamenti e la chiusura delle attività economiche non essenziali, nei piani dell’Opec (soprattutto dell’Arabia Saudita) dovrebbero durare almeno fino alla fine del 2020 – contrariamente a quanto disposto inizialmente, ovvero fine giugno, per poi gradualmente diminuire.

Eppure a quanto pare la Russia, che già aveva accettato a malincuore il nuovo regime, non sembra del tutto intenzionata a proseguire con i tagli alla produzione. Ieri il presidente Vladimir Putin e il prinicpe saudita Mohammed bin Salman durante una telefonata hanno rinnovato “un’ulteriore coordinazione” sulla questione delle riduzioni, ma lo scontro finale è atteso proprio in occasione della riunione di inizio giugno .

D’altra parte, proprio la Russia ha avuto un ruolo centrale nel rally del petrolio degli ultimi giorni dopo che, all’inizio della settimana, il ministro dell’Energia Alexander Novak aveva dichiarato di aspettarsi che il mercato del greggio sarebbe tornato a rimbalzare entro giugno-luglio, proprio a causa dei tagli alla produzione che Mosca giudica eccessivi.

A quanto sta viaggiando il prezzo del petrolio?

Al momento, il barile viaggia a quota 32,78 dollari per il West Texas Intermediate e 34,67 per il Brent del Made derl Nord, in ribasso rispettivamente dello 0,09% e dello 0,20%. Nel tardo pomeriggio il Wti ha registrato il picco che l’ha riportato ai valori della vigilia dopo che, nelle prime ore del mattino, era sceso a un minimo di 31,39 dollari al barile, ai valori della settimana scorsa.

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