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I signori del lusso: tre titoli per contrastare il calo dei mercati

Una selezione tra le azioni che possono aiutare a schermare gli effetti di inflazione e crisi geopolitica.

Fonte: Bloomberg

Il settore del lusso è stato uno dei più privilegiati durante la pandemia quando la propensione al consumo crebbe velocemente grazie all’aumento del risparmio accumulato durante i lockdown. In questo contesto, la legge di Engel (all’aumentare del reddito il consumo si sposta verso beni sempre meno fondamentali) è stata applicata appieno e di conseguenza le vendite di questo settore raggiunsero record storici, così come le loro quotazioni in Borsa.

Tuttavia, bisogna puntualizzare che questo successo fu dettato anche da una caratteristica peculiare che accomuna i beni di lusso. Questi si definiscono “Beni di Veblen” (dal nome dell’economista statunitense Thorstein Veblen) ed hanno la particolarità di contraddire la ben più famosa legge della domanda e dell’offerta.

Infatti, se un bene “classico” all’aumentare del suo prezzo subisce una speculare riduzione della domanda, al contrario non è così per i beni di Veblen che invece all’aumentare del prezzo subiscono un - inaspettato - aumento della domanda. Infatti, questo comportamento si spiega col fatto che i beni di Veblen comprendono principalmente oggetti di rara fattura il cui prezzo elevato aumenta proporzionalmente il desiderio di acquistarli.

Infatti, come descritto nell’opera di Veblen “La teoria della classe agiata”, il possesso di questi beni garantisce all’acquirente un’aura di unicità ed uno status sociale elevato. Per riassumere, il prezzo include la desiderabilità stessa del prodotto, per cui lo si compra per “dimostrare” la propria ricchezza e singolarità.

Di conseguenza, proprio a causa di questo particolare aspetto, le aziende di questo settore soffrono molto raramente di carenze dal lato della domanda ma anzi devono continuamente bilanciare la loro offerta, così da mantenere elevati sia i prezzi sia l’esclusività percepita dei loro prodotti. In conclusione, questa bizzarra caratteristica fa sì che questo comparto risulti molto interessante per un investimento con un’ottica di medio-lungo termine.

Abbiamo quindi selezionato tre titoli che rispettano le caratteristiche descritte sopra e che potrebbero evidenziare un rialzo consistente del loro corso azionario e dunque offrire molte opportunità di trading.

LVMH

Louis Vuitton Moët Hennessy è la più grande holding finanziaria nel settore del lusso con partecipazioni che spaziano dal settore dei vini pregiati, all’hotellerie, ai gioielli. Costruita sulle continue acquisizioni di marchi nel corso di più di vent’anni, è ora un colosso da oltre €300 milioni di capitalizzazione attiva su scala globale.

Il suo punto forte è proprio la diversificazione dei suoi prodotti che riunisce sotto il suo ombrello finanziario che gli garantisce sostenibilità economica, economie di scala e crescita a lungo termine tra i differenti brand.

Nonostante anch’essa stia subendo i contraccolpi dovuti al mutato assetto macroeconomico, la sua forte espansione Asiatica (soprattutto in Cina) sta privilegiando il gruppo rispetto ai suoi competitor. Infatti, da vent’anni a questa parte la società sta cavalcando la crescita quasi esponenziale della classe media cinese che - al crescere dei redditi - è ora diventata un acquirente fondamentale per i suoi prodotti.

Non ultimo, il gruppo genera un rendimento sul dividendo dell’1,64%, crescente e stabile nel tempo, che offre una buona remunerazione per chi decide di mantenerlo per il medio-lungo periodo. Anche il ROCE (Return on Capital Employed) del 14,31% non fa che confermare l’eccezionale redditività dell’azienda.

Pensiamo dunque che, alle attuali quotazioni di €608, il titolo sia fondamentalmente sottovalutato e possa regalare una crescita costante e duratura una volta che lo scenario macro si sia stabilizzato. Nel breve crediamo che il superamento della resistenza a €621 possa creare i presupposti per un allungo in direzione di €636, ricoprendo così il gap apertosi il 25 aprile, e €658, picco del 21 aprile.

Ferrari

Dopo la quotazione nel 2016, la società del Cavallino ha saputo dimostrare agli investitori di saper raggiungere target ambiziosi sia di produzione sia di profitti. Nel 2021 il numero di vetture prodotte ha superato la fatidica soglia delle 10mila unità (cifra un tempo ritenuta irraggiungibile poiché si pensava che avrebbe svilito l’esclusività del marchio), raggiungendo la quota di oltre 11mila automobili.

Inoltre, il brand - forte della sua eredità storica - ha affermato di volersi espandere anche nel settore della moda, comparto ad alto valore aggiunto che si sposa bene con i piani di crescita del marchio e che le permettono di diversificare le vendite dal core business automobilistico.

Quest’ultimo risulta il vero motore della crescita dei ricavi (a breve l’uscita del primo SUV della casa di Maranello) grazie al forte appeal dei nuovi modelli - quelli a tiratura limitata sono già tutti venduti prima delle presentazioni ufficiali - e ai servizi di gara per i clienti facoltosi. Inoltre, la partecipazione al Campionato Mondiale di Formula 1 garantisce alla società un ampio seguito mediatico che le permette di monetizzare anche sul merchandising ed i servizi affini.

Infine, crediamo che lo stabilizzarsi delle pressioni inflazionistiche, a seguito del rialzo dei tassi di interesse, possa generare un rimbalzo della domanda di vetture soprattutto nei paesi asiatici e nel continente Nord-americano dove la società registra gli incrementi di vendite maggiori.

Per concludere, Ferrari offre un prodotto tra i più desiderati e unici al mondo e pensiamo che continuerà ad essere un punto di riferimento nel settore anche nel lungo termine. Inoltre, la società garantisce un buon dividendo (con uno yield allo 0,75%) ed un fantastico ROI (Return on Investment) al 17,23%.

Dunque, riteniamo che il titolo sia attualmente quotato a sconto dal mercato e che un’esposizione su di esso potrà garantire ottime performance nel medio-lungo termine. Nel breve una vittoria al di sopra della resistenza a €190 getterà le basi per un allungo in direzione di obiettivi long a €210, top registrati nel mese di aprile.

Moncler

La società dei piumini ha registrato una crescita enorme di ricavi e vendite negli ultimi due anni grazie ad una strategia di crescita sia interna sia esterna mediante acquisizioni (l’ultima a novembre 2021 quando comprò il brand Stone Island).

Infatti, anche Moncler ha beneficiato enormemente dal rimbalzo della domanda post-pandemica, facendo registrare record non solo negli utili del settore direct-to-consumer ma anche nelle quotazioni di Borsa. Inoltre, negli ultimi anni, sembra che la società abbia saputo aumentare l’appeal dei suoi capi rendendoli apprezzati anche alle generazioni più giovani.

Moncler progetta, produce e distribuisce collezioni per uomo, donna e bambino nei campi dell’abbigliamento e degli accessori attraverso il suo marchio ormai sinonimo di qualità ed eleganza. L’azienda offre principalmente abbigliamento sportivo, maglieria, scarpe, giacconi, pantaloni, borse e occhiali da sole che commercializza attraverso 224 negozi monomarca oltre al canale della distribuzione all’ingrosso.

La società opera in circa 66 paesi dove le quote di mercato maggiori sono nei paesi asiatici e nel mercato statunitense. Infatti, crediamo che esistano ulteriori margini di crescita dei ricavi soprattutto nell’area Asia-Pacifico dove - negli ultimi anni - gli incrementi delle vendite sono stati a doppia cifra.

Al momento, il titolo quota intorno ai €46, ben lontano dai massimi di €70 del novembre 2021. Tuttavia, proprio per questo motivo, riteniamo che la società sia fondamentalmente un titolo value e che la depressione delle quotazioni sia completamente causata da shock esogeni derivanti dal quadro macroeconomico estremamente volatile.

Il brand Moncler ha saputo dimostrare una crescita ed una redditività sul capitale strabilianti (ROI del 14%), siamo dunque fiduciosi che le strategie di crescita future - dettate dall’amministratore delegato Remo Ruffini - possano garantire un corposo rialzo nel medio-lungo periodo. Da un punto di vista tecnico segnali incoraggianti arriveranno con il superamento della resistenza in area €49, condizione che potrebbe aprire le porte a un possibile allungo in direzione di target a €53 e €55.

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