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Frena l'economia inglese, sterlina debole. Voto sulla Brexit pronto al rinvio. May rifiuta la proposta Corbyn

Pil, manifattura e investimenti inglesi in calo. L'economia della Brexit rallenta in attesa del voto. May boccia la proposta Corbyn di un'Unione doganale con l'Europa che escluda l'isolamento. GBP in calo contro dollaro ed euro

Fonte: Bloomberg

Cala la sterlina, dietro al peso dei dati negativi dell’economia inglese e da un voto sulla Brexit la cui parola d’ordine pare esser diventata “rinviare”.

Il Regno Unito cresce meno del passato e sotto alle aspettative, non solo sul fronte della produttività interna, ma anche a livello di manifattura ed investimenti aziendali. Tali aggiornamenti pesano, oltre che sugli animi degli investitori, sulla consistenza della sterlina, che ha accelerato in negativo contro le principali valute: nella seduta di lunedì il pound è arrivato a quotare in calo contro dollaro dello 0,3%, sui minimi da 18 sedute; debolezza della sterlina anche contro euro, con una variazione attorno al -0,20%.

Regno Unito: un calendario economico in rosso

L’Ufficio inglese per le statistiche nazionali ha pubblicato in mattinata i dati relativi al Pil britannico, in calo e al di sotto delle aspettative di mercato. La rilevazione di febbraio ha rivelato un Prodotto interno lordo mensile negativo a -0,4%, inferiore alle già basse stime di variazione nulla e in calo rispetto allo 0,2% dello scorso periodo. Non meglio è andata sul frangente trimestrale ed annuale, con la crescita ferma rispettivamente allo 0,2% e all’1,3%; le attese si fissavano allo 0,3% e all’1,4%.

Non è il solo la produzione interna a scottare: se si guarda al calendario economico odierno inglese, a prevalere è il colore rosso. Tra i dati che hanno deluso il consensus di mercato compaiono, tra gli altri, gli investimenti delle aziende locali, contrattisi su base annuale del 3,7%; la medesima rilevazione effettuata alla fine dello scorso terzo trimestre aveva già riportato un calo dell’1,9%.

Non è tutto: indicatori negativi economici sono i due numeri legati alla produzione industriale mensile e a quella manifatturiera, la prima, rallentata dello 0,5%, la seconda scesa in territorio negativo a -0,7%. Il dato assume connotazione ancor più negativa se raffrontato alle previsioni di mercato, rispettivamente in positivo a 10 e 20 punti base.

EUR/GBP: verso una nuova discussione sulla Brexit

La mancanza di interesse all'acquisto sopra area 0,8800 ha portato il cambio EUR/GBP a muoversi stabilmente attorno alla soglia di 0,8750, spospinto dalle deboli prospettive future del Vecchio Continente. Sebbene la sterlina risenta oggi del rallentamento dell’economia inglese, il cambio potrebbe nuovamente tornare a testare livelli in area 0,8700 nel caso di un’apertura delle discussioni sulla Brexit.

Giovedì il Parlamento inglese sarà chiamato a valutare nuovamente l’accordo di Theresa May sulla Brexit. Da anticipazioni, la Premier potrebbe chiedere lo slittamento del voto a fine mese, procedendo solo ad un aggiornamento dei deputati circa il problematico tentativo di ripensare assieme a Bruxelles all'accordo bocciato il mese scorso. Obiettivo della leader dei conservatori sarà mostrare ai deputati qualche rassicurazione "alternativa" sul problema del confine irlandese (col contestato meccanismo del backstop, che non elimina l’eventualità di una chiusura del confine tra le due Irlande).

Theresa May boccia Corbyn (e brucia la maggioranza)

In attesa di conoscere cosa accadrà il prossimo 29 marzo, nelle scorse ore Theresa May ha bocciato la proposta giunta dal laburista Jeremy Corbyn, contenente le condizioni alle quali il partito all’opposizione avrebbe sostenuto May alla Camera dei Comuni britannica, alla ricerca della maggioranza.

Al centro della proposta dei laburisti, la condizione che il Regno Unito restasse all’interno di una forma di unione doganale con l’Europa, che scongiurasse l’isolamento totale inglese dal resto del continente a Brexit avvenuta. Una condizione, questa, inaccettabile per i conservatori, che vedono nella “libertà” di riscrivere i propri accordi commerciali internazionali un’opportunità unica.

Tra le altre condizioni proposte dai Labour comparivano inoltre l’allineamento con gli altri Paesi Ue sui diritti e sulle tutele dei lavoratori e la futura partecipazione inglese ai trattati europei sulla sicurezza. Disposizioni, queste, che per May sono troppo poco rivolte al tanto ricercato “cambiamento”.

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