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Disoccupazione Usa: richieste ancora record ma la curva rallenta, Dow Jones sotto la parità

Oltre 2,4 milioni di cittadini americani hanno inoltrato una richiesta di disoccupazione, trend in calo ma le cifre restano da record, per un totale di 39 milioni. Fermo il cambio EUR/USD mentre l’indice Dow Jones apre a -0,1%

Ingresso Nasdaq Fonte: Bloomberg

La curva si appiattisce, ma la serie di dati record continua. Nella settimana che si è conclusa lo scorso 16 maggio, sono stati in 2,438 milioni i cittadini americani che, per la prima volta, hanno compilato la richiesta per un sussidio di disoccupazione.

Il trend si conferma in calo rispetto al dato della settimana scorsa, che per altro è stato rivisto al ribasso (da 2,98 milioni a 2,69, a causa di errori nel conteggio delle richieste pervenute soprattutto in Connecticut), ma comunque manca le previsioni degli analisti, che speravano in massimo 2,4 milioni.

Come si presenta in panorama istituzionale Usa?

La media delle ultime quattro settimane, tradizionalmente più utile per edulcorare il dato dagli eventi straordinari, segna una variazione di 3,04 milioni, a fronte del dato precedente (anch’esso rivisto al ribasso) di 3,5 milioni.

La curva torna dunque a scendere, ma il totale dei disoccupati resta comunque senza precedenti negli Usa, a 36,8 milioni: negli Stati Uniti la crisi coronavirus ha provocato la perdita del lavoro per un cittadino su cinque.

A registrare il numero maggiore di richieste è stata la California, con circa 246 mila domande inoltrate (213 mila in più rispetto alla scorsa settimana). Seguono lo stato di New York (227 mila), Florida (224 mila) e Georgia (177 mila).

Il gap tra le domande e le sovvenzioni

Il volume delle richieste di disoccupazione rilasciato dal Department of Labor è un indice dello stato di salute dell’economia Usa; ma, con le attività economiche in lenta riapertura e il lancio delle sovvenzioni statali, gioca un ruolo anche il numero di quelle effettivamente accolte.

Se il totale delle richieste di sussidio non tiene conto di chi, dall’inizio della crisi (quando i disoccupati arrivarono a superare oltre sei milioni in una sola settimana) un lavoro l’ha trovato, fa fede il numero delle richieste continue, ovvero di coloro che, dopo aver inoltrato la prima domanda, proseguono con la richiesta dell’indennità di disoccupazione: la settimana scorsa sono state oltre 25 milioni, in rialzo rispetto alla precedente (22,55 milioni).

Quali prospettive per il futuro?

Il numero delle richieste continue si lega strettamente alla riapertura delle attività economiche: più lentamente avviene quest’ultima, più sale la probabilità che le perdite temporanee di lavoro diventino definitive, rendendo sempre più difficile per gli Usa far abbassare il tasso di disoccupazione.

Stime non ancora ufficiali calcolano che a maggio la disoccupazione possa raggiungere oltre il 20%, in rialzo rispetto al dato (già allarmante) del mese scorso, al 14,7%.

Quali sono i supporti federali?

Martedì scorso il presidente della Fed Jerome Powell e il segretario del Tesoro Stephen Mnuchin sono stati chiamati a rispondere in Senato delle misure di supporto all’economia Usa di fronte alla crisi scatenata dal coronavirus. Tra le altre, l’accento è caduto anche sul Paycheck Protection Programm, che prevede prestiti alle aziende così che possano continuare a pagare gli stipendi di chi, a causa delle restrizioni imposte per il contenimento del virus e del calo della domanda che ne è derivato, è costretto a restare a casa

Mnuchin ha difeso il programma, dopo le denunce sui ritardi nello stanziamento dei fondi e sulle modalità con cui questi sono stati distribuiti – i sussidi sono stati elargiti in ordine di richiesta, con grandi multinazionali che avrebbero dunque beneficiato prima ancora delle piccole e medie imprese, anello debole del sistema.

Come ha reagito il dollaro?

Il dato, seppur leggermente più alto, non si discosta troppo dalle attese degli analisti e il dollaro non solo non ne risente, ma segna anche un leggeri rafforzamento, abbastanza per azzerare quasi del tutto le perdite sull’euro (il cambio EUR/USD viaggia sulla parità, a 1,098).

Aprono invece frazionati gli indici di New York, con il Dow Jones che segna un ribasso dello 0,11%.

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