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Credit Suisse: tra trimestrale e ristrutturazione aziendale il titolo è ai minimi storici

I risultati del terzo trimestre 2022 mostrano una perdita di 4 miliardi di franchi svizzeri ma questo è l’ultimo dei problemi. La banca viene da un anno e mezzo di scandali che hanno ormai minato la sua solida reputazione.

Fonte: Bloomberg

Il caso

I guai per Credit Suisse sembrano essere solo all’inizio. Questa mattina, con la presentazione dei risultati trimestrali, la banca ha dichiarato un calo dei ricavi del 30% su base annuale a 3,8 miliardi con una perdita nel periodo luglio-settembre che ammonta a 4 miliardi di franchi svizzeri e a ben 5,9 miliardi nei nove mesi del 2022. L’anno scorso, nel terzo trimestre, il gruppo bancario aveva ricavato un utile di CHF 434 milioni.

Il calo dei ricavi è legato in grossa parte alla riduzione nelle attività di finanza straordinaria della divisione di Investment Banking (in calo del 58%) che sono correlate positivamente con il generale andamento dell’attività economica, ora in forte deterioramento.

Nonostante ciò, anche la divisione di Wealth Management ha registrato un ribasso dei ricavi del 18% mentre la banca commerciale ha perso il 9% delle entrate.

Tuttavia, la banca arriva da un anno ricco di scandali, tra cui quelli relativi alle perdite della sua divisione di trading legate alla società Greensill e al fallimento del family-office Archegos nel marzo 2021 che, da solo, ha causato una perdita di circa $5 miliardi.

Per questo motivo, Credit Suisse ha annunciato un corposo piano di ristrutturazione aziendale volto a riportare il gruppo bancario sulla retta via.

Da qui al 2025, la banca punta a ridurre i costi del 15% tagliando l’organico di circa 9.000 unità fino a 43.000 dipendenti rispetto ai 52.000 odierni. I costi per l’operazione sono stimati in circa 4 miliardi di franchi ma il gruppo svizzero intende raccoglierne altri 4 grazie ad un aumento di capitale di cui circa 1,5 miliardi saranno sottoscritti dalla banca centrale dell’Arabia Saudita che diventerà il secondo più grande azionista con una quota del 9,9%.

Inoltre, la banca intende anche spostare parte della sua attività di cartolarizzazione in una “bad bank” appositamente creata e che sarà poi acquistata e gestita dalla società finanziaria PIMCO e dal fondo di Private Equity Apollo.

Il programma dovrebbe permettere di eliminare circa CHF2,5 miliardi di costi entro il 2025 mentre taglierà 2.700 posti di lavoro già entro la fine dell’anno.

Non ultimo, l’amministratore delegato Ulrich Körner, in carica da luglio scorso, intende effettuare un carve-out (scorporo di un ramo aziendale) della divisione di Investment Banking, rinominandola CS First Boston, così da attrarre nuovi capitali e attrarre partnership preferenziali con soggetti terzi.

Credit Suisse diventerà quindi più focalizzata sulla gestione patrimoniale (Wealth Management) cercando di attrare più capitali da individui facoltosi. Nonostante ciò, nel 2022 anche questo segmento ha visto fuoriuscire ben CHF12,9 miliardi di franchi svizzeri ritirati dai propri clienti e spostati presso i concorrenti a causa delle notizie di notevole difficoltà in cui versava la banca.

Le previsioni sul titolo

Dopo l’annuncio del piano di turnaround aziendale, le azioni della banca sono scese del 7% riflettendo l’ormai bassa fiducia del mercato verso il gruppo svizzero.

Il titolo è ormai in calo del 53% da inizio anno avendo toccato un minimo storico di CHF4,20. Da un punto di vista fondamentale, riteniamo che le quotazioni rimarranno sicuramente depresse nel medio/lungo termine a meno che la banca non riesca a dimostrare attraverso i dati finanziari un risanamento più rapido del previsto.

Per questo motivo, il titolo potrebbe scendere ulteriormente fino a registrare nuovi minimi compresi tra i CHF3,50 e i CHF4. Al contrario, un break-out rialzista sarà visibile solo dopo aver superato la soglia dei CHF5.

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