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Cina allenta le restrizioni Covid. Azioni in rialzo mentre il dollaro scende

Le nuove regole in materia di contenimento del virus stanno trascinando i mercati azionari che in Europa aprono in positivo. Perde terreno il biglietto verde.

Fonte: Bloomberg

Il caso

Ieri, la Commissione Nazionale per la Salute (NHC) in Cina ha comunicato di aver rivisto le regole relative al Covid-19 per le persone entranti nel paese. In particolare, dall’8 gennaio 2023 non sarà più richiesto l’obbligo di quarantena per chi arriva in Cina.

Non ultimo, il Governo di Pechino ha anche declassato la pericolosità del virus con quest’ultimo che ora viene classificato come un normale coronavirus a causa della sua ridotta virulenza.

La delibera delle autorità ha segnato dunque un marcato cambio di rotta nell’approccio al contenimento del Covid da parte del Governo cinese che al contrario aveva sempre privilegiato una politica di “zero tolleranza” a discapito degli effetti sull’economia. Tuttavia, quest’ultima si è rivelata pressoché fallimentare in quanto ha causato una riduzione notevole dell’attività economica senza però sortire una conseguente frenata dei contagi.

Infatti, dopo circa due anni e mezzo di approccio "draconiano", con effetti sull’aumento dei contagi del tutto discutibili, ad inizio dicembre i cittadini cinesi hanno scatenato violente proteste. Queste hanno indotto le autorità a promulgare una revisione delle regole di contenimento del virus dopo che la politica di contenimento ferreo si era rivelata un totale fallimento.

Le pressioni per una completa rivisitazione dell’approccio contro il virus sono derivate anche dal lato economico. Infatti, nel 2022 la crescita in Cina è stata frenata molto a causa delle continue restrizioni che hanno affossato la domanda aggregata.

Tuttavia, nonostante il cambio di paradigma, i casi nel paese continuano a crescere con le statistiche governative che stimano che circa 248 milioni di persone, il 18% della popolazione, hanno contratto il Covid-19 nei primi 20 giorni di dicembre.

Detto questo, le misure prese a favore di una maggiore libertà di spostamento hanno riportato la fiducia negli investitori che ora sperano in una rapida ripresa economica del gigante asiatico.

Gli effetti sui mercati

Le notizie sono state interpretate in modo positivo dai mercati che hanno spinto al rialzo le Borse durante la sessione asiatica. In Giappone, l’indice Nikkei ha chiuso in rialzo al +0,16% a 26.447 punti mentre il Topix sale del +0,4% a 1.910 punti. In Cina, invece, salgono le piazze di Shanghai e Shenzhen ma l’indice Hang Seng scende dello 0,40%.

Le Borse europee aprono invece con ottimi guadagni con Parigi in testa (+0,93%) seguita da Francoforte (+0,67%) e Milano (+0,43%).

Sul lato dei cambi, il dollaro statunitense perde terreno in particolare contro le valute emergenti, ma anche contro kiwi e aussie, mentre il Dollar Index scende al livello di 103,70. L’EUR/USD è in rialzo a 1,0654.

Avanza anche il petrolio con il Brent che guadagna il +0,6% a $84/barile mentre il WTI sale fino a $80/barile.

Le previsioni

Le decisioni delle autorità cinesi hanno permesso di riportare una ventata di ottimismo sui mercati ancora nervosi sulla scia delle prossime mosse delle banche centrali e sull’evolversi delle spinte inflazionistiche nei prossimi mesi.

La ripresa in Cina potrebbe quindi essere rapida con l’attività economica che potrebbe segnare numeri in forte rialzo, nei primi mesi del 2023, dopo anni di costrizioni. Nonostante ciò, la PBoC (People’s Bank of China) dovrebbe cominciare a monitorare attentamente l’evolversi dell’inflazione nel paese che al momento, proprio a causa della politica di zero tolleranza, rimane a livelli contenuti (+1,6% a/a nel mese di novembre).

Tuttavia, una violenta ripresa dei consumi e degli spostamenti domestici nel 2023 potrebbe mettere pressione sull’istituto monetario (indicativamente nel secondo trimestre del prossimo anno) che ora sta mantenendo i tassi di interesse a livelli bassi per stimolare il sofferente settore immobiliare.

Infatti, un eventuale cambio di strategia sui tassi potrebbe creare problemi di liquidità e default generalizzati proprio nelle società immobiliari cinesi che hanno sofferto dopo lo scoppio di una bolla speculativa nel 2021.

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