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Brexit: scontro Johnson-Merkel, condizioni “ampiamente improbabili”

A pochi giorni dalla riunione chiave (forse l’ultima) dell’Europa a 28, sale la tensione tra i leader europei

Boris Johnson Fonte: Bloomberg

Una telefonata stamattina tra il primo ministro britannico Boris Johnson e la cancelliera tedesca Angela Merkel ha fatto sprofondare i colloqui per la Brexit verso un punto sempre più critico.

Stando a quanto riportato da una fonte del n. 10 di Downing Street, quella che avrebbe dovuto essere una “chiamata chiarificatrice” tra i due leader si è trasformata in uno scontro dai toni sempre più forti, durante il quale Merkel è arrivata a definire un accordo impossibile” e le condizioni poste da Londra “ampiamente improbabili”.

La reazione dell’Unione Europea

Nessuno ha confermato quanto detto durante la telefonata. Soprattutto i vertici di Bruxelles se ne sono tirati fuori, asserendo di non rispondere di quanto avrebbe detto (a titolo personale) Merkel. Il presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk ha comunque rivolto un tweet a Johnson: “Ad essere in ballo adesso non è un gioco a chi ha la colpa. È in gioco il futuro dell’Europa e del Regno Unito e anche la sicurezza e gli interessi dei nostri popoli. Non vuoi un accordo, non vuoi un’estensione, non vuoi una revoca, quo vadis?”.

Concorda il vice-premier irlandese Simon Coveney, e non mancano critiche anche dall’interno del Regno Unito: il primo ministro scozzese Nicola Sturgeon ha accusato Johnson di voler trovare una scusa per far ricadere la colpa del mancato raggiungimento di un accordo su Bruxelles.

Qual è il nodo della discordia?

Johnson aveva presentato delle nuove condizioni la settimana scorsa. Lo scontro finale è sulla questione del confine irlandese. L’uscita del Regno Unito dall’Ue comporterebbe infatti la formazione di un confine esterno dell’Unione tra Irlanda e Irlanda del Nord. Bruxelles preme per evitare tale eventualità, chiedendo che l’Irlanda del Nord resti nell’unione doganale, evitando la necessità di controlli alla frontiera, mentre Johnson mercoledì scorso aveva proposto un prolungamento della permanenza della sola Irlanda del Nord nell’Unione doganale (fino al 2025) e controlli diffusi, digitali e non a ridosso del confine (se non per merci particolari). Condizioni che, però, Berlino avrebbe definito “ampiamente improbabili”.

Cosa succede ora?

L’agenda del governo britannico è sempre più serrata. Oggi è l’ultimo giorno di lavoro per la Camera dei Comuni, prima della chiusura in vista del discorso della Regina, che definisce le linee programmatiche del governo – previsto per giovedì 14. Il 17 ottobre i leader dell’Europa a 28 si riuniranno a Bruxelles, l’ultima occasione per raggiungere un accordo. Qualora ciò non dovesse succedere, entro il 19 ottobre il governo britannico dovrà chiedere un prolungamento a Bruxelles – lo ha stabilito il Benn Act, approvato nel settembre 2019, che segna un nuova data per l’uscita al 31 gennaio 2020. Il team di legali di Johnson è già al lavoro per cercare un cavillo nella legge e, dunque, renderla nulla.

Le ripercussioni sui mercati

Nel frattempo la sterlina sprofonda: dalle otto di stamattina il cambio EUR/GBP è aumentato dello 0,77%, arrivando a toccare anche 0,90, massimo da un mese.

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