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Prezzo azioni Tenaris: 5 aspetti da considerare

Azioni Tenaris in linea col prezzo del petrolio. Pubblicazione dei conti: giovedì 2 maggio; distribuzione del saldo di dividendo 2018 da 0,28 dollari per azione: lunedì 20 maggio. Focus sul greggio. Meeting Opec: 25-26 giugno.

Tubi Petrolio Fonte: Bloomberg

Azioni Tenaris in linea con le quotazioni del petrolio, in crescita da inizio anno del 34%. Sul medesimo periodo, il Wti ha guadagnato il 40% del proprio valore, +34% nel caso del Brent.

Tenaris: conti trimestrali e distribuzione del dividendo

Il produttore e fornitore di tubi e servizi per l'esplorazione e la produzione di petrolio e gas rilascerà questo giovedì i propri risultati trimestrali; il prossimo 20 maggio Tenaris corrisponderà invece ai propri azionisti il saldo del dividendo 2018, pari a 0,28 dollari per azione.

Secondo analisi preliminari, il gruppo dovrebbe rivelare una crescita dei ricavi rispetto al primo trimestre 2018 del 5% (a 1,96 miliardi di dollari) ed un miglioramento dell’ebitda attorno al 14,5%, a 405 milioni; l’ebit dovrebbe invece crescere del 24% (263 milioni).

Tenaris: attese di utile in calo. Bene i ricavi

A tali numeri dovrebbe accompagnarsi un utile netto trimestrale in calo rispetto ai risultati del medesimo periodo 2018. Le stime, in tal senso si muovono tra il -8% pronosticato da Fidentiis (a 215 milioni di dollari) ed il -3% del consensus FactSet (a 227 milioni, poco sopra i $226 milioni ottenuti dal gruppo al termine del quarto trimestre scorso). A monte del rallentamento, minori introiti derivanti dalle controllate del gruppo, assieme ad un maggior peso della tassazione.

Tenaris: tra domanda, offerta e sanzioni Usa

Tra i fattori che potrebbero contribuire a migliorare i numeri di Tenaris nell’esercizio in essere, spicca sulle altre l’esenzione dal pagamento delle tariffe del 25% sulle forniture di acciaio (importato dalle affiliate di tenaris in Romania, Messico e Italia), previste dalla Section 232 e divenute effettive dal marzo 2018 su volontà del Presidente americano, Donald Trump. L’azienda, nata dall’unione delle attività del gruppo Technit (presente in Italia, Argentina, Messico, Giappone, Canada, Venezuela e Brasile) aveva chiesto di evitare l’extra pagamento sulle 430 mila tonnellate necessarie per la realizzazione dell'impianto di Bay City entro il marzo 2020.

Complessivamente, grazie all’esenzione, Tenaris dovrebbe risparmiare attorno ai 20 milioni di dollari a trimestre fino a marzo 2020.

Tenaris: raccomandazioni sul titolo a Piazza Affari

In base alle raccomandazioni fornite la scorsa settimana da Alphavalue, Tenaris potrebbe ambire ad un livello target di 17,10 euro per azione, il che implicherebbe una crescita del titolo rispetto ai valori correnti (poco sotto i 12,50 euro per azione) del 37%. Anche Mediobanca punta su Tenaris, esprimendo il proprio giudizio di outperform, con un livello target a 15,50 euro. Più contenuta la stima di prezzo per la media degli analisti sulla piattaforma Reuters, in linea col mese precedente a 14,70 euro (1 euro sotto il prezzo obiettivo segnato lo scorso febbraio). Sul titolo, Fidentiis mantiene infine un giudizio hold, con un prezzo obiettivo tra 15 e 16 euro.

Tenaris ha toccato la scorsa settimana il proprio massimo da inizio 2019, testando l’area dei 13,50 euro per azione, su livelli che mancavano da inizio novembre. Il titolo ha quindi ritracciato fino agli attuali livelli (12,50 euro), assecondando il movimento del petrolio, col Wti che ha perso oltre quattro dollari al barile in tre sedute. Considerato il recente rialzo dei prezzi del greggio, che anticipa le previsioni sulle stime di budget, non è da escludere che Tenaris possa rivedere a rialzo i propri conti.

Tenaris: dinamiche e prezzi del petrolio

Al momento, al centro dell’attenzione rimangono, oltre al livello delle scorte di petrolio in giacenza negli Stati Uniti (cresciute in maniera consistente la scorsa settimana), le decisioni che i maggiori produttori di petrolio mondiale (Opec e Russia) decideranno di prendere nel futuro più prossimo. Alla decisione di Trump di non rinnovare le esenzioni dalle sanzioni ai Paesi importatori di greggio dall’Iran (Cina ed India in primis), ha fatto seguito l’invito dello stesso, che ha proposto all’Arabia Saudita di fare un passo indietro sui tagli alla produzione di petrolio per compensare la minore offerta di mercato.

Intanto, la rilevazione sul numero degli impianti attivi negli Stati Uniti ha mostrato per la prima volta dal 2016 una flessione anno su anno. Un livello dei prezzi più consistente potrà fungere inoltre da supporto all'attività del segmento offshore, dove invece il numero degli impianti è in ripresa.

L'Opec si riunierà a Vienna il prossimo 25-26 giugno.

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