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Andamento petrolio in recupero nonostante i timori di un rallentamento economico

L’oro nero ha completamente riguadagnato le perdite della scorsa settimana ma l’outlook sulla produzione futura rimane incerto.

Fonte: Bloomberg

Il petrolio non smette di correre nonostante i continui allarmi di un’imminente recessione. Dopo il picco raggiunto il 9 giugno scorso (WTI a $120 e Brent a $122), l’oro nero ha subito alcuni scossoni dati dal rapido deterioramento delle aspettative sulla domanda futura. Tuttavia, dai minimi toccati giovedì 23 a poco più di $100, molti credono che ci potrà essere un ulteriore rialzo nel breve periodo fino a tornare intorno alla soglia dei $120, raggiunta l’ultima volta tre settimane fa.

Il mercato del greggio in un mini-contango

Attualmente il mercato dell’oro nero si trova in quello che viene definito un contango. Con questa espressione ci si riferisce ad un particolare fenomeno del mercato dei futures e cioè quando il prezzo spot è più basso del prezzo del futures. Quando questo avviene, significa che il mercato si aspetta prezzi futuri più alti e dunque acquista contratti futures per coprire la propria posizione contro ulteriori rialzi.

Infatti, ad oggi, il prezzo del futures sul Brent con scadenza ad agosto quota a $118, ben oltre i $114 del prezzo spot. Tuttavia, la differenza tra prezzo spot e futures si ferma al contratto di agosto e per questo lo definiamo appunto un mini-contango. Infatti, i prezzi dei futures con scadenza a settembre - per ora - tornano ad essere in una naturale backwardation.

Detto ciò, sembra ormai scontato che il mercato si aspetti una rapida crescita dei prezzi del greggio nel breve periodo, nonostante i continui richiami ad un calo della domanda futura che però non sembrano essere ancora stati prezzati dal mercato.

Le prospettive future

Ulteriori interrogativi premono sulle quotazioni dell’oro nero. In primis le decisioni europee sull’embargo -pressoché totale - delle importazioni di ben 2 milioni di barili al giorno di Urals russo. Bruxelles rimane fermamente convinta di poter supplire al futuro deficit nell’offerta di petrolio da Oriente grazie all’accresciuta produzione di Stati Uniti e Medio Oriente.

Tuttavia, qui sorge il secondo intoppo. Infatti, lunedì il presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato che Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti sono ormai al limite della loro capacità di produzione.

Attualmente l’Arabia Saudita sta producendo 10,5 milioni di barili al giorno ma potrebbe aumentarla di altri 2 milioni di barili. Inoltre, potrebbe incrementare le quote di produzione di circa 150.000 barili al giorno anche se la capacità sarebbe raggiunta in non meno di 6 mesi.

Gli Emirati Arabi Uniti, invece, producono già 3 milioni di barili al giorno ma hanno una capacità massima di 3,4 milioni e stanno lavorando per aumentarla fino a circa 4 milioni.

In sostanza, la produzione di greggio non può aumentare eccessivamente nel breve termine a causa di costrizioni produttive. Nonostante ciò, rimane il dubbio che i principali paesi esportatori - in particolare quelli facenti parte dell’OPEC - abbiano reale intenzione di aumentare le loro quote di produzione, per altro mai rispettate con particolare rigore.

Di sicuro risulta chiaro che, al momento, chi produce e commercializza il greggio si ritrova inondato di denaro e non ha alcuno stimolo esterno che possa indurlo a terminare le “vacche grasse”.

Infine, l’allentamento delle restrizioni Covid in Cina potrebbe incrementare ulteriormente la domanda globale di greggio ed aumentare le aspettative di una ripresa ancora maggiore dei prezzi futuri. Tuttavia, non è chiaro da dove il gigante asiatico importerà il petrolio necessario alle sue attività, anche se sembra che ci siano accordi per una preferenza delle riserve russe.

L’andamento di breve termine

Il superamento della resistenza di $110 da parte del WTI potrebbe portare al raggiungimento della prossima soglia a $113. Ulteriori segnali di allungo una volta superata la resistenza a $115. Al contrario una discesa sotto il supporto fissato a $109,77 potrebbe determinare ulteriori ribassi. Per il Brent ulteriori slanci superati i $114 mentre segnali ribassisti al di sotto del supporto di $112,63.

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