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A Piazza Affari l’ottimismo sui tassi frena i petroliferi

Forti vendite sui titoli Oil&Gas sulla scia di un riposizionamento degli operatori nei confronti dei titoli growth. FTSE MIB in cerca di direzione al -0,03%.

Fonte: Bloomberg

All’apertura dell’odierna seduta di Borsa, i titoli petroliferi a Piazza Affari sono zavorrati da forti vendite. In particolare, Eni perde il -1,86% mentre Tenaris il -2,85%. Saras e Saipem, invece, dopo un iniziale calo segnano entrambe un rialzo a metà seduta rispettivamente del +1,79% e del +0,39%.

Il ribasso del comparto può essere spiegato con il recente ottimismo dei mercati che hanno reagito positivamente ad un rallentamento dell’inflazione negli Stati Uniti e alle parole del Governatore della Fed, Jerome Powell, che ha chiaramente mostrato la volontà di rallentare l’intensità dei rialzi dei tassi di interesse nella prossima riunione del FOMC, programmata per il 13-14 dicembre.

Di conseguenza, gli effetti non si sono fatti attendere anche sulle Borse europee dove l’inflazione ha mostrato solo timidi segnali di rallentamento (nelle stime flash dell’Eurozona che sono cresciute meno delle attese al +10% a/a).

Gli investitori credono quindi di essere arrivati ad un punto di svolta con effetti immediati che si sono palesati sui titoli azionari. Infatti, fino ad ora, lo scenario macroeconomico inflazionistico aveva penalizzato i settori del largo consumo, quello industriale e quello dei titoli growth (tecnologici) a favore invece delle aziende operanti nei settori dell’energia e in quello bancario, alimentati rispettivamente dai prezzi record delle materie prime e dall’aumento dei tassi di interesse da parte delle banche centrali.

Ora, invece, sembra si sia arrivati ad un sostanziale cambio di paradigma. Infatti, le aspettative degli operatori spingono, anche in Europa, per un calmieramento dei tassi di interesse da parte della BCE sulla scia di un continuo deterioramento dei fondamentali macroeconomici (confermato anche dai recenti indici PMI).

Nonostante le speranze, tuttavia, gli scenari sono totalmente differenti rispetto a quelli degli Stati Uniti. Nel Vecchio Continente, infatti, i tassi non sono ancora arrivati ad un livello sufficientemente elevato da frenare la crescita dei prezzi (anche perché i tassi sono stati alzati per la prima volta solo a luglio) mentre l’inflazione sembra essersi avviata verso un trend discendente che però è ancora del tutto da confermare.

Detto questo, i mercati, che scontano già le aspettative future, credono che ormai l’inflazione e i tassi scenderanno e quindi gli investitori hanno cominciato a ribilanciare il proprio portafoglio comprando titoli di settori come il largo consumo, l’industriale e del lusso.

Al contrario, i titoli energetici sono stati oggetto di forti vendite, nonostante abbiano passato gran parte del 2022 in crescita, anche sulla scia dei timori legati alla domanda aggregata in Cina che è ancora alle prese con elevati casi di Covid-19 che frenano gli spostamenti a causa della politica di restrizioni imposta dalle autorità.

Tuttavia, le recenti proteste nel paese potrebbero parzialmente indurre il governo di Pechino a diminuire l’intensità delle restrizioni alimentando di nuovo la domanda di greggio.

Le previsioni

A livello macroeconomico lo scenario sembra avviarsi verso un sostanziale mutamento fatto di tassi di interesse minori e livelli di inflazione più bassi. Tuttavia, nel breve termine, l’andamento dei petroliferi sarà dettato principalmente dalla domanda aggregata cinese.

Nonostante ciò, la crescita economica in Europa è prevista in calo nei prossimi mesi con un effetto a cascata anche sulla domanda di greggio e gas per fini produttivi. Di conseguenza, nei prossimi mesi i prezzi del greggio potrebbero oscillare tra i $75 - $80/barile controbilanciati dalle decisioni dell’OPEC che, quasi sicuramente, taglierà le quote di produzione per sostenere le quotazioni.

Infine, ciò non significa che i titoli petroliferi non debbano essere tenuti in portafoglio. Infatti, i corposi dividendi e le trimestrali record potrebbero comunque alimentare dei forti rialzi di prezzo anche nelle prossime settimane.

Tuttavia, potrebbero esserci delle correzioni in scia ad un aumento delle scelte di investimento sul mercato e ad un ribilanciamento di portafoglio da parte degli investitori istituzionali.

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