Vai al contenuto

I CFD sono strumenti complessi ad alto rischio di perdita di capitale dovuto alla leva. 74% di conti di investitori al dettaglio perdono denaro a causa delle negoziazioni in CFD con questo fornitore. Valutate se potete permettervi di correre l’elevato rischio di perdere il vostro denaro. Le opzioni e i certificati sono strumenti finanziari complessi ad alto rischio di perdita di capitale. Il vostro capitale è a rischio. I CFD sono strumenti complessi ad alto rischio di perdita di capitale dovuto alla leva. 74% di conti di investitori al dettaglio perdono denaro a causa delle negoziazioni in CFD con questo fornitore. Valutate se potete permettervi di correre l’elevato rischio di perdere il vostro denaro. Le opzioni e i certificati turbo sono strumenti finanziari complessi ad alto rischio di perdita di capitale. Il vostro capitale è a rischio.

Prezzo al barile e dinamiche macro spingono il comparto oil

Settore petrolifero tra i più soddisfacenti di mercato. Si attendono gli effeti delle sanzioni all'Iran. Per l'Italia, bene Saipem e Tenaris; novità in casa Eni

oil
Fonte Bloomberg

Le sanzioni americane non modificano le preferenze dell’export indiano che, in barba alle possibili ritorsioni del Tycoon, ha confermato due grossi ordini d’acquisto per il mese di novembre. L’export di greggio iraniano, in vista del ritorno delle sanzioni a stelle e strisce, sta però iniziando a calare, riducendo l’output globale e spingendo a rialzo il prezzo del barile.

Naturale conseguenza, una performance del settore petrolifero tra le più soddisfacenti di mercato, che ora teme anzitutto gli effetti del rallentamento della crescita globale.

Comparto oil italiano: bene Saipem e Tenaris. Novità in casa Eni

La dinamica positiva registrata dalle quotazioni del greggio, intensificatasi a partire dalla seconda metà dell’estate, ha riacceso i fari sul settore petrolifero, anche italiano. I recenti rialzi hanno portato aziende quali Tenaris e Saipem in cima al listino di Milano, con performance di giornata nell’ordine del due per cento.

Tra i nomi caldi del mercato, spicca quello di Eni, che beneficia dell’intraprendenza di un business tornato a focalizzarsi sull’estero. L’AD del gruppo, Claudio Descalzi ha firmato ieri con il presidente della National Oil Corporation (Noc), Mustafa Sanalla, e con l’AD della British Petroleum (BP), Bob Dudley, una lettera d'intenti che dà il via ad un processo di assegnazione di una quota pari al 42,5% dell'exploration and Production Sharing Agreement di BP in Libia ad Eni. Il gruppo italiano avrà in mano poco meno della metà dei giacimenti di idrocarburi su terraferma ed off shore dell’azienda inglese.

"Questo è un traguardo importante, che darà la possibilità di liberare il potenziale esplorativo della Libia riavviando le operazioni sospese dal 2014. Inoltre” ha dichiarato Descalzi relativamente all’accordo “ciò contribuisce a creare un contesto attrattivo per gli investimenti, volto a ripristinare i livelli di produzione e le riserve di idrocarburi del paese attraverso le infrastrutture già esistenti”.

Parallelamente, il governo del Mozambico si è detto pronto a firmare analoghi accordi di esplorazione con Eni e Sasol. Attualmente nella regione africana sono già stati posti in essere intese simili con Exxon Mobil e Rosneft.

Le dinamiche macro del mercato del petrolio

Fatte da parte le vicende delle singole aziende locali, per comprendere le dinamiche del settore petrolifero è necessario analizzare il quadro nel suo insieme.

La notizia è di ieri: l’India continuerà ad acquistare crude iraniano nonostante la minaccia delle sanzioni Usa a chiunque continui ad intessere relazioni commerciali con la regione. Così il ministro indiano del petrolio, Dharmendra Pradhan, ha annunciato che, per il mese di novembre, due grosse società locali hanno immesso ordini di acquisto per la consegna di oro nero dal terzo dei principali produttori interni all’Organizzazione mondiale dei produttori di petrolio (OPEC). Complessivamente, le raffinerie indiane importeranno dall'Iran attorno ai 10 milioni di barili di greggio in ottobre, livello che si ridimensionerà a partire dal prossimo mese. La ragione? Donald Trump.

Le sanzioni di Washington a Teheran

A partire dal 4 novembre, Washington farà scattare la preannunciata fase due delle sanzioni al mercato iraniano. Dopo aver revocato all’Iran la licenza ad operare sui mercati in dollari e averlo escluso dalle principali camere di compensazione, l’obiettivo della Casa Bianca si sposta ora sul prodotto core della regione, il greggio, che pesa l’80% delle entrate della regione.

Oltrepassata l’ottica di più breve termine, sono diverse le dinamiche che impatteranno sul più lungo spettro, a partire dal principale dei produttori mondiali.

Nuove dinamiche produttive. Aggiornamenti sull' IPO Saudi Aramco

L’Arabia Saudita, prima potenza a capo dell’OPEC, ha annunciato un aumento della produzione pari a 10,7 milioni di barili al giorno, volto a compensare il calo delle forniture iraniane. Analogamente, l’EIA, divisione del Dipartimento dell'Energia americano, nell’ultima rilevazione settimanale sulle scorte di greggio ha registrato un aumento da 8 milioni. Effetti sull’offerta si avranno anche dal crollo della produzione venezuelana, scesa del 50% nell’arco di due anni, nonché dalla formazione di nuovi uragani nella zona del Golfo del Messico, che mettono a rischio la produttività delle raffinerie.

Sempre dall’Arabia Saudita è arrivata ieri l’ufficializzazione dell’IPO della maggior società petrolifera al mondo: il principe Mohammed bin Salman ha dichiarato l’avvio delle contrattazioni in Borsa di Saudi Aramco “a fine 2020” o, al più tardi “entro l’inizio del 2021”. Tra le ragioni del rinvio della offerta pubblica iniziale attesa come la più grande IPO della storia, la necessità di proteggere e migliorare il business di Sabic, società saudita attiva in ambito chimico, petrolchimico ed industriale, nonché il principale conglomerato industriale del Regno. Il principe stima che la valutazione del gigante petrolifero saudita raggiungerà la cifra di duemila miliardi di dollari.

Queste informazioni sono state preparate da IG Markets Limited e IG Europe GmbH (di seguito "IG"). Oltre alla liberatoria riportata di seguito, il materiale presente in questa pagina non contiene uno storico dei nostri prezzi di trading, né alcuna offerta o incentivo a operare nell’ambito di qualsiasi strumento finanziario. IG declina ogni responsabilità per l’uso che potrà essere fatto di tali commenti e per le conseguenze che ne potrebbero derivare. Non forniamo nessuna dichiarazione o garanzia in merito all’accuratezza o la completezza delle presenti informazioni, di conseguenza, chiunque agisca in base ad esse, lo fa interamente a proprio rischio e pericolo. Eventuali ricerche fornite non intendono rispondere alle esigenze o agli obiettivi di investimento di un soggetto in particolare e non sono state condotte in base ai requisiti legali previsti per una ricerca finanziaria indipendente e, pertanto, devono essere considerate come una comunicazione di ambito marketing. Anche se non siamo sottoposti ad alcuna limitazione specifica rispetto alla negoziazione sulla base delle nostre stesse raccomandazioni, non cerchiamo di trarne vantaggio prima che queste vengano fornite ai nostri clienti. Vi invitiamo a prendere visione della liberatoria completa sulle nostre ricerche non indipendenti e del riassunto trimestrale.