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Sterlina, il mercato non crede più al rialzo dei tassi

Complice una serie di figure deludenti, gli operatori hanno ridotto le probabilità di un rialzo dei tassi di interesse da parte della Bank of England.

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Fonte: Bloomberg

Proseguono le vendite sulla sterlina, che stamane ha rivisto i livelli più bassi da quasi due mesi verso dollaro e da oltre 6 settimane verso euro. Così dopo la corsa partita a marzo e durata fino a metà aprile, la sterlina si prende una pausa forzata.

A indebolire la divisa britannica sono stati una serie di fattori, tra cui:

  1. il generale rafforzamento del biglietto verde, complice il marcato rialzo dei rendimenti sui Treasury, schizzati oltre il 3% sulla scadenza a 10 anni;
  2. i dati deludenti arrivati dall'economia britannica. In ultimo venerdì la brutta lettura flash del Pil del 1° trimestre che ha mostrato una crescita congiunturale di solo 0,1%. Si tratta della peggiore performance dal 4T del 2012, dove peraltro l'economia era finita in contrazione;
  3. infine, le difficoltà politiche del governo May, che dopo una serie di bocciature da parte del Parlamento in tema Brexit, sono culminate con le dimissioni del Ministro dell’Interno, Amber Rudd. È il quinto ministro a dimettersi negli ultimi 6 mesi e in qualche modo contibuiscono a indebolire il ruolo della premier.

In questo momento, crediamo siano soprattutto i dati macro a convincere gli investitori che la Bank of England (BoE) il prossimo 10 maggio non alzerà i tassi come largamente atteso solo fino a due settimane fa. Nonostante l’accelerazione della crescita reale dei salari e la disoccupazione ai minimi da oltre 42 anni (al 4,2%), l’inflazione a marzo ha rallentato vistosamente e inaspettatamente, tornando al 2,5%, livelli che non si vedevano da marzo dello scorso anno.

Probabilmente il recupero della sterlina degli ultimi mesi potrebbe spiegare in parte questa attenuazione delle spinte inflattive, fatto sta che la Banca centrale può prendersela più comoda nel suo processo di rialzo dei tassi, dopo quello di novembre scorso.

Nel lungo periodo siamo ancora molto scettici sul processo della Brexit (basti pensare solo alla questione irrisolta dei confini in Irlanda) e del suo impatto sull'economia oltremanica, pertanto continuiamo a credere in una sterlina più decisamente più debole rispetto ai livelli attuali.

Graficamente il cambio GBP/USD stamane ha testato i bottom da quasi due mesi (1 marzo scorso, per la precisione), arrivando sulla soglia di 1,37. L’importanza di questo supporto è accresciuta dal passaggio qui della trend line rialzista che unisce i minimi da inizio 2017 e che hanno guidato il recupero della sterlina nell’ultimo anno e mezzo. Pertanto un eventuale cedimento configurerebbe i due top a 1,4350 come un doppio massimo e potrebbe aprire a un calo sensibile, con target verso 1,30-1,3050, livelli di supporto dell’autunno scorso.

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Piattaforma IG

Ad ogni modo, è difficile che questo supporto venga rotto al primo test. Quindi, nel brevissimo potremmo assistere a un tentativo di rimbalzo verso 1,40. Solo un superamento di tale livello potrebbe allontanare il pericolo di imminenti cali.

Discorso diverso per il cross EUR/GBP che è tornato oggi sopra 0,88 per la prima volta da 6 settimane. Qui ci aspettiamo che la fase di congestione compresa tra 0,86-0,90 rimanga ancora in essere per un po', senza una particolare direzionalità.

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